la proprietà della CONCRETEZZA come strumento

admin • 10 luglio 2010

Il problema non è di poco conto perché rischiamo di osservare aspetti insignificanti e di non saper proprio cosa fare. In presenza della necessità di progettare o valutare il risultato della nostra azione ci viene in aiuto un’altra delle quattro proprietà fondamentali dell’ente dinamico, la concretezza.

Concretezza è appunto quella proprietà per cui l’Ente Dinamico esiste solo ed esclusivamente impastato di materia, ossia enti concretamente esistenti. Quindi avrà la forma di un’azienda, di una famiglia, di una politica, di una società sportiva,… di uno qualsiasi degli enti storici che conosciamo. Qualsiasi azione prodotta, qualsiasi prassi avviata avrà al suo interno il suo “marchio” che la fa costruttrice del nuovo o del vecchio modello.

 

L’osservazione

In virtù della concretezza possiamo utilizzare per la nostra osservazione qualsiasi ente della Realtà Storica ma la nostra scelta cade sul caso Alitalia, sia perché conosciutissimo, sia perché può rappresentare per noi una specie di “moviola” che ci permette di renderci conto con più facilità delle cose.

L’oggetto da osservare.

Non entriamo perciò nel merito specifico della dolorosa vicenda, non intendiamo schierarci dall’una o dall’altra parte, conserviamo comunque un grande rispetto per tutti coloro che da questa vicenda sono stati martoriati, ma oggi intendiamo fissare lo sguardo esclusivamente sulla prassi utilizzata per risolvere questa vicenda.

Vi chiedo però di astrarvi da persone, avvenimento od emozioni e di mantenere lo sguardo fisso esclusivamente sul meccanismo logico contenuto per poterlo riconoscere.

Entriamo …

 

La vicenda Alitalia

 

  1. creazione di un altro soggetto a fianco della “vecchia” Alitalia, la compagnia “CAI”, con nuove regole, nuovi stipendi, …. ma che aveva come obbiettivo gli stessi clienti della vecchia compagnia. Per un certo periodo nel mercato di conseguenza si è creata una situazione di eccesso, erano presente una “iper-produzione” rispetto alle necessità.

  2. Lo scopo del nuovo soggetto era sostituire il primo che andava chiuso.

  3. Sono state separate le attività meno redditizie di Alitalia da quelle che producevano un attivo

  4. In CAI, la nuova compagnia, sono state trasferite le attività Alitalia ma esclusivamente le parti che producevano attivo , eliminando quelle in crisi.

 Lo scopo dichiarato di questa prassi era di perseguire un miglioramento della situazione attraverso l’ eliminazione della vecchia compagnia.  

 

Dall’oggetto al feedback

  1. migliorare (in questo caso situazione economica insostenibile)

  2. distruggendo una parte

Nel caso Alitalia era il male minore. Continuando ad osservare la prassi vediamo che non si tratta di un feedback perché il processo non è fatto per essere ripetuto in continuazione, si tratta di una situazione di emergenza da cui occorreva uscire con il male minore

Questo meccanismo viene però adottato come vero e proprio processo per il miglioramento da molte aziende: ogni qualvolta necessita un miglioramento si chiude il feedback.

Riassumiamo così le caratteristiche di questo processo: miglioramento del tutto attraverso la distruzione di una parte

 

Il meccanismo intrinseco del miglioramento

La Realtà Storica è Ente Dinamico essenzialmente. Significa perciò che non può fare a meno di avere un “meccanismo” di miglioramento che ci appare come feedback di miglioramento. È proprio il “tipo” 1 di dinamismo essenziale che ci mostra quando ci troviamo all’interno del nuovo o del vecchio modello.
Quando riportiamo ciò che abbiamo osservato su un grafico, lo schema di miglioramento osservato ( o dinamismo essenziale) lo possiamo scrivere così

Questo “meccanismo logico” viene utilizzato spessissimo.

  • è il criterio che guida allo spostamento in paesi esteri della produzione.
  • é il modo con cui si tenta di controbilanciare lo strapotere della Cina attivando come concorrente un altro stato con stipendi a basso costo, per es. l’India. 
  • è il modo con cui si negoziano con i “contratti di lavoro”. La FIAT ha uno stabilimento in Polonia e Uno a Pomigliano. C’è un’evidente iper capacità produttiva …. bisorrà scegliere uno dei due soggetti, quello che garantisce un maggiore profitto. 
  • Nella scelta del personale , aumento il mio personale oltre le mie necessità, creo una competizione tra il mio personale, valuto i risultati, elimino il personale in più. É tipico del reclutamento dei venditori.
  • è il modo con cui selezioniamo i fornitori.

 Non dobbiamo però pensare che siano meccanismi che si applicano solo alla macro-economia. Come persone non siamo esenti da questo modo di fare esso riguarda anche il modo di pensare delle persone.

  • questo è anche il modo che utilizziamo per decidere dove investire i nostri risparmi, quale lavoro fare, ecc… .
  • non sempre ma spesso è il modo con cui costruiamo una società sportiva
  • …………………. 

Che cosa è questo feedback?

Lo abbiamo già detto, questo ciclo è il modo con cui si tiene in moto il dinamismo proprio della realtà storica, ma ha una particolarità.

Questo ciclo non è altro che la traduzione della selezione naturale nel campo della Realtà Storica , è il fondamento liberal capitalista 2 , è la sua formula sintetica il “ naturalismo evoluzionistico ”. Pensare ad uno sviluppo dell’umanità esclusivamente e primariamente attraverso questo meccanismo evolutivo ci marchia come figli dell’Assoluto liberal-capitalista, ma sopratutto ci blocca nello sviluppo reale di Umanità.

 Teoria? Si, ma non solo, è pratica quotidiana.Quando ciascuno di noi, direttamente con la nostra scelta o indirettamente attraverso una banca , un assicurazione o un altro ente finanziario, non importa se con 10 euro o con 10.000.000.000 di euro, quando ciascuno di noi ha scelto di utilizzare come criterio di investimento esclusivamente il profitto a breve termine ha instradato lo sviluppo dell’umanità.

I difetti metafisici, e quindi ineliminabili, del naturalismo evoluzionistico

Dal punto di vista della sua applicazione al governo della “Realtà Storica in generale” questo Assoluto ha dei difetti così gravi da impedire in modo definitivo la sua adozione a “principio in grado di fondare tanto la globalizzazione quanto la società civile”.

  1. Non può realizzare l’unificazione ontologica ( globalizzazione) perché funziona solo separando. (non può generare un Ente)

  2. Si tratta di un dinamismo essenziale, quindi si muove di suo, ma è un dinamismo che n on è in grado di dinamizzare l’intera realtà storica , ma solo una parte, quella più produttiva. É una specie di pompa che sposta le risorse verso l’efficienza, ma la sua azione non crea efficienza. (Non può essere Dinamico essenzialmente, perché non genera dinamismo, sfrutta quello che già esiste)

  3. Non si può universalizzare perché intrinsecamente non si rivolge a tutta la realtà ma solo ad una parte di essa. Il suo dinamismo è un’emorragia continua di risorse accanto ad uno sviluppo continuo di risorse ( non è Universale). É il conflitto fatto metodo .

  4. Non è Concreto perché per propria natura non si può impastare con tutta la realtà, lui sposta risorse, su una certa parte della realtà (quella a più basso rendimento) non riesce ad avere il dominio su ogni parte, nei minimi capillari. Poiché deve distruggere una parte di ciò che costruisce esso provoca per sua natura un’enorme dispendio di energia che gli è necessaria a mantenere il dinamismo.

  5. Non è né uno né unico perché presume la divisione.

Conclusioni, verso il nuovo modello

  1. La concretezza è l’Assoluto che entra nel mondo concreto , nella mia famiglia, nella mia università, nella mia azienda sotto forma di sapienza che gestisce il dinamismo essenziale . Si tratta della gestione del miglioramento sociale che possiamo definire come auto costruzione coerente ed univoca nello spazio e nel tempo attraverso la prassi.

  2. L’Assoluto concreto lo posso vedere come sapienza che impasta il dinamismo del miglioramento .

  3. La concretezza è uno strumento metafisico di straordinaria importanza, uno strumento unico, perché mi permette di sapere di che tipo è la prassi che ho lanciato.

  4. Solo attraverso lo strumento della concretezza posso lanciare una prassi alternativa dove il punto cruciale sarà il dinamismo sotto forma di feedback ma strutturato diversamente.

All’Assoluto fatto concretezza operativa non abbiamo mai badato tanto perché noi Europei ci siamo trovati sino ad ora dalla parte che aveva il beneficio della sua azione, siamo i vincitori della guerra fredda, parte di quell’occidente che fino a pochi anni fa deteneva l’80% delle ricchezze mondiali. Ora la situazione sta cambiando perché il feedback lavora contro di noi, pompa le ricchezze verso la Cina, l’India, il Brasile… . Adesso gli operai cominciano a rimanere a casa, si propongono riforme “ al ribasso ”, le “riforme al ribasso”ad essere strutturali, … adesso anche noi ne soffriamo, non vediamo più il futuro come lo avevamo immaginato, e vorremo capire come fare in questa situazione.

Il problema è un nostro problema, di impiegati, professori, operai, contadini , … i ricchi e gli straricchi avvertiranno il problema più tardi … .

La sapienza fuori posto

Questo FEEDBACK sapienziale che si genera operando la selezione è “SOLO SBAGLIATO”? No, abbiamo visto che in alcuni casi è necessario, tuttavia questa sapienza non può operare da Assoluto unificatore della Realtà Storica. Ha bisogno di qualcosa “più in alto”  a cui essa stessa è subordinata  che la “regoli”.

Qual’è dunque questa razionalità che funziona da Assoluto? C’è questa ‘alternativa?

L’alternativa, il necessario Assoluto unificatore è il dinontorganismo ossia l’Assoluto dinontorganico, quello vero, quello di cui è impastata la realtà umana ed è impastata l’economia, l’Assoluto vero fatto “feedback”.Lo vedremo più avanti in due momenti

  • Il feedback organico-dinamico, ossia la natura di questa logica e le sue principali caratteristiche
  • La gramigna e il grano, ossia il rapporto tra logica economica attuale e Assoluto Dinontorganico.

1 La struttura logica generale

2 “Il naturalismo ed evoluzionismo rimangono scontati per il laicismo, anche in sede e soprattutto in sede di ideologia laicista. Questa si fonda su un naturalismo evoluzionistico inteso precisamente come Assoluto ideologico.
”V SINTESI SOCIALE CRISTIANA, Capo XII FORMULA SINTETICA LAICISTA, 3- Naturalismo evoluzionistico-storicista ateo-materialista.

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Autore: Redazione 25 aprile 2024
Il filosofo o lo studioso che si occupa di realismo integrale diviene di necessità anche un apostolo, perché l’impegno con l’essere della realtà storica lo rende persuaso della necessità della cultura-conoscenza come via necessaria all’azione politico-sociale [1] . E’ con questo spirito che mi accingo da filosofo non accademico a ripercorrere, con gli adeguati riferimenti bibliografici, i contenuti della relazione che ho tenuto un po’ a braccio il 21 marzo 2024 alla Pontificia Università Salesiana in occasione del convegno “ Tommaso Demaria: uno sguardo organico-dinamico sulla storia e sulla società .” L’essere della realtà storica appena accennato ci introduce al tema essenzialmente nuovo inaugurato da don Tommaso Demaria, essenzialmente diciamo ma non fenomenicamente poiché da questo punto di vista l’intuizione di molti ricercatori, per quanto non ancora riflessa a sufficienza, ha condotto molti a rendersi conto che il mondo in cui viviamo appare come una realtà globale, unitaria, interconnessa e in grado perciò di muoversi secondo logiche proprie e inesorabili che sfuggono perfino al controllo dei singoli potenti di turno. Discipline come la sociologia, la psicologia, le scienze dell’organizzazione ma anche la stessa economia rilevano da anni il fenomeno, tuttavia ancora manca alla cultura dominante una visione completa capace di dar conto di tutti gli aspetti in campo: materiali, relazionali, spirituali e metafisici. Lo scopo di questo discorso è quindi quello di stimolare una coscienza intorno all’essere della realtà, perché prima di agire occorre pensare e prima di pensare occorre essere, rendersi conto di essere e di vivere accanto ad altri esseri, perché l’essere precede l’agire non solo personale ma anche comunitario. Il percorso si articola in cinque passaggi che sono invero cinque domande: Di quale essere stiamo trattando? Una società ateo-materialista è in grado di prosperare o almeno sopravvivere? Cosa sono il pensiero unico, i grandi resets e il nuovo ordine mondiale di cui tanto si sente parlare? La ideologie sono tutte negative come tali oppure si deve tener conto del loro contenuto di verità? Possiamo indicare delle vie concrete? Sembra la prima una domanda fuori tempo massimo: a chi può mai interessare oggi un discorso sull’essere o sulla vita? La società liquida con i suoi deliri ha fatto evaporare ogni punto di riferimento stabile, ogni riscontro oggettivo: tutto cambia, tutto muta, tutto scorre, al più si può dire che tutto l’essere è il divenire stesso. Eppure la nebbia di una cultura nichilista pervasiva e invadente come quella moderna (per non dire modernista) non riesce a sopire completamente l’esigenza di essere, di senso e di significato che si scopre ancora incardinata nel cuore di ogni uomo. L’esperienza quotidiana carica di problemi enormi e di enormi opportunità ci catapulta nostro malgrado in un fluire di vicende storiche che non riusciamo a dominare e nemmeno a capire ma che in qualche modo contribuiamo a generare; il mondo va avanti anche con il nostro spesso inconsapevole sostegno e con logiche proprie; le leve del comando sono impersonali, occulte, segrete eppure reali, assegnate in modo oscuro ma lucido a guide concrete ma provvisorie e solo funzionali al perpetrarsi di un mondo che in fondo non vogliamo: la guerra torna a bussare inaspettata alla nostra porta. In questa profonda esigenza di essere, legata ad un perenne senso di malessere per un mondo che non capiamo, assume di nuovo un valore epocale tutta la riflessione di Demaria sulla Realtà Storica, tornando così potente, attuale e anzi necessaria. Quella che un tempo fu l’intuizione di un geniale metafisico oggi è esperienza concreta di molti uomini: la realtà storica appare davvero come un essere capace di vivere a agire a titolo proprio. La portata di questa intuizione comporta la richiesta teoretica di un’adeguata giustificazione: non ci può bastare il solo dato fenomenico anche se ormai di per sé evidente. Giustificazione che però non è possibile affrontare qui, ci basti per ora solo rilevare che alla griglia degli esseri oggetto della metafisica tradizionale e cioè l’uomo, la natura e Dio vi si aggiunge appunto anche l’essere della realtà storica che diventa tale, secondo il salesiano, a partire dalla rivoluzione industriale, imponendosi per di più come organismo dinamico vivo e perciò capace di vivere a agire a titolo proprio. [2] Sono affermazioni importanti che suscitano curiosità ma anche timori: se la realtà storica vive agisce a titolo proprio dove va a finire la libertà umana? La libertà, proprietà inalienabile della natura umana, è un bene prezioso e un dono esclusivo che ogni uomo e anche ogni società hanno ricevuto per scegliere cosa fare di sé stessi. Essa è talmente necessaria che la realtà storica come tale la esige a livello essenziale anche se purtroppo a livello esistenziale può accadere ed accade di fatto che la storia, animata da logiche contrarie al suo vero dover essere ontologico, finisca per negarla, reprimerla o falsarla, assoggettandola a scelte mortifere anziché vitali. Così avviene che se la realtà storica assume logiche contrarie alla sua vera natura e ciò avviene proprio in ragione della libertà umana, anche la comprensione di tutti gli altri esseri ne risulta influenzata e perfino deformata: la persona diventa fluida oppure un ingranaggio, la natura sfruttata o divinizzata, il Dio Creatore rifiutato o umanizzato, con enormi conseguenze sul piano dell’agire collettivo. Comprendere il vero dover essere della realtà storica diventa perciò imperativo decisivo proprio per poter orientare alla convivenza libera e funzionale la vita di miliardi di persone. Il negare questa prospettiva ci espone nostro malgrado ad un agire inconsulto e senza prospettiva e a lasciarci dominare dalla logica bruta di una materia orfana della forma vera, materia che per surrogazione finisce per alienare sé stessa nel ruolo di forma in una prassi senza senso perché in fondo senza retta dottrina, come direbbero i metafisici realisti di un tempo. Per questa via gli stessi cristiani e gli uomini di volontà buona [3] (cioè volontà orientata al bene) vanno a servire inconsapevoli la costruzione della società fondata sul materialismo che, secondo il salesiano, è l’anticamera dell’ateismo prima ontologico e poi religioso [4] . A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in fondo questo non è necessariamente un male, in fin dei conti anche le società ateo-materialiste, che sono quelle ormai realmente esistenti, possono funzionare se non bene almeno in modo accettabile. L’evidenza storica ci palesa tuttavia senza sconti che non è così e con questa affermazione iniziamo a rispondere alla seconda domanda. Gli “organismi mostro” incarnati dai sistemi capitalisti e comunisti e dai loro discendenti modernisti, fondati sull’assoluto ateo-materialista e così denominati da Demaria nel suo lungimirante testo La società alternativa [5] , stanno manifestando di nuovo oggi la rinnovata ferocia delle loro false premesse. In qualche modo essi vivono sempre a scapito di qualcos’altro: la natura, i poveri, la libertà, Dio stesso. E se queste società potessero anche risolvere (ma non possono!) gran parte dei problemi materiali che ci affliggono, resterebbe strutturalmente irrisolto il senso dell’esistere umano che fatalmente, rinchiuso nell’alveo della materia bruta, si tradurrebbe in un dramma suicida invece che in un’epica maestosa. E’ in questo clima illusorio che oggi si discute molto di pensiero unico, di grande reset, di nuovo ordine mondiale . Intanto mi viene da chiedere, perché cancellare tutto? Forse perché siamo talmente pieni di debito economico a livello mondiale che solo la sua cancellazione, con l’aiuto magari della guerra, può permettere di ripartire? E un’ipotesi che mi pare folle ma anche brutalmente realistica. Il martellamento mediatico proveniente da sponde spesso opposte ci dice altresì che non c’è una sola idea di “reset”, né una sola proposta di “pensiero unico”. Ce ne sono varie e in concorrenza tra loro, che si accusano a vicenda di complottismo, di seduzione, di violenza: capitalismo green, socialismo arcobaleno, socialismo capitalista, imperialismo misticheggiante (se non direttamente ateo-materialista almeno con un errato rapporto spirito/materia). Sono tante le prospettive di “Unico Ordine Mondiale” che si propongono come salvifiche. Ma tutto questo non è una novità , ciò che è cambiato sono solo le etichette, i nomi, le parole, ma la realtà che sottendono è sempre la medesima, quelle esplicitata dal nostro Demaria. L’esigenza di un nuovo ordine mondiale e di pensiero unico non sono che la riedizione aggiornata di quella pletora di ideologie, pseudoideologie e paraideologie che dalla rivoluzione industriale in poi cercano di dare un ordine al caos di una prassi diventata dinamica. Esse si scontrano, si fondono, si camuffano in un susseguirsi di morti e rinascite fino ad arrivare all’esito forse finale, denunciato da Benedetto XVI dell’ideologia del relativismo, che tutte le nega ma solo in fondo per affermare sé stessa, la più dogmatica. Ecco che quelle moderne, afferma Demaria, non sono più solo lotte fra popoli o nazioni ma lotte fra ideologie o meglio lotte fra ideoprassi. E in questa lotta reale per prevalere l’una sull’altra manifestano anche il loro tratto comune che le identifica e le inchioda: sono tutte prassi ontologicamente ateo-materialiste! Le uniche, ed è la storia a dirlo, che sono state in grado di portare l’umanità fin sull’orlo dell’auto-distruzione attraverso soprattutto la possibilità, oggi tornata concreta, della terza guerra mondiale nucleare. Eppure non si può fare a meno di una ideologia, cioè di una visione organica, integrale e coerente della vita umana che sappia coordinare l’agire di miliardi di persone; l’alternativa ad una qualche forma di ordine, ad una sorta prassi razionalizzata non è che la prassi selvaggia e il caos [6] . E’ stato questo l’intento della vita di Karl Marx ma anche dello stesso Adam Smith e di altri studiosi: scoprire la logica interna della storia. E cosa hanno concluso? Che la storia è materia che diviene o natura che evolve e che il cuore di questo divenire è l’economia la quale così è stata assunta non solo come base materiale della società ma anche come sua principale base spirituale. Analisi insufficiente, colma di pregiudizi, guidata da strumenti metafisici inadeguati, per cui è stato subordinato o separato lo spirito dalla materia e strutturalmente negata la soprannatura a favore della sola natura: direttamente attraverso la persecuzione violenta diretta o indirettamente attraverso la seduzione e l’occupazione di spazi e tempi. Secondo il nostro salesiano, il loro errore come quello di molti che li hanno seguiti e riaggiornati è stato proprio quello di aver posto come base spirituale della società una base che è solo materiale, l’economia appunto e di aver completamente o anche solo parzialmente ignorato il valore ontologico degli enti naturali a partire dall’uomo. Di qui l’ambizioso proposito del sacerdote piemontese di scoprire il vero logos nascosto all’interno della realtà storica. E’ questo un passaggio decisivo da comprendere profondamente: l’approdo al vero Assoluto della storia riconosciuta come realtà non è la composizione ordinata di un insieme di valori etici scelti in modo arbitrario, né il risultato di una rivelazione religiosa e nemmeno l’applicazione di una qualche dottrina costruita a priori a tavolino, è invece l’esito di una indagine metafisica rigorosa, coerente e completa che a partire dal dato di esperienza storico ci porta per esplicitazione, cioè attraverso una sorta di mostrazione [7] aristotelica, a scoprire il dover essere ontologico della realtà storica, dover essere che Demaria chiama tecnicamente essenza archetipa [8] . Questa ricerca del vero logos comporta inevitabilmente il confronto con la verità, la sua comprensione e la sua accettazione con tutti i rischi che questo comporta: la verità è più grande, nessuno possiede la verità, la verità bisogna servirla etc… Tutte espressioni che “i prudenti” giustamente manifestano per sottolineare la portata del problema ma che non lo risolvono anzi talvolta lo acuiscono cedendo spesso anche senza disputa alle “verità” sostenute da altri. A tal proposito Demaria infatti scrive: “ non si tratta né di una contrapposizione manichea, né di un accaparramento trionfalistico della verità. La verità bisogna servirla, ma per servirla bisogna conoscerla e riconoscerla […] non c’è insulto peggiore alla verità che rinnegarla o misconoscerla, col pretesto antitrionfalistico, di chi vi contrappone il proprio io con il sofisma dell’eterna ricerca ” [9] . Prosegue il Nostro: “ Oggi si preferisce il fare al pensare. Più che alla verità, che con falsa umiltà si proclama di «non possedere», si crede all'attività, ad un qualsiasi attivismo, riassorbito nell'attività personale con un totale rifiuto della sua rifusione razionale e cristiana nella prassi, anche se poi la presunta attività personale viene abbandonata alla deriva di tutte le prassi [10 ] .” E ancora: “ il discorso sulla verità oggi è impopolare. Si prova una certa nausea esistenzialista e pseudodemocratica nei suoi confronti. Si ha l’impressione o la convinzione che la verità sia diventata sinonimo di dittatura intellettuale, mentre l’errore sarebbe sinonimo di libertà e democrazia. [11 ] ” Richiami forti quelli demariani ad un impegno intellettuale coraggioso che pur nell’umiltà dell’approccio, teso ad evitare la tentazione arrogante di una saccenteria intellettuale, inclina deciso alla sfida della ricerca metafisica realistica integrale, opponendosi così alla non meno grave tentazione di una pusillanime rinuncia a priori. Ma quale può essere il criterio per individuare l’ideoprassi vera , il logos nascosto nel libro della storia che completa quello del libro della natura? [12] E’ questo se ricordate il quarto quesito proposto all’inizio. Demaria risponde schiettamente a questo interrogativo: “ Il problema della verità dell’ideologia si pone alla sua radice. Passa dalla prassi all’ideologia; dall’ideologia alla metafisica; e da una metafisica qualsiasi a una metafisica dinamica. Con ciò torna il problema di fondo: qual è la verità? Qual è la metafisica vera? […] la metafisica dinamica falsa è quella che genera un’ideologia ateo-materialista come anima della prassi; e la metafisica dinamica vera è quella che genera una ideologia come anima della prassi, non ateo-materialista […] che equivale all’affermazione dell’assoluto teo-spiritualista [13] ”. Sembra un continuo rimando ma di fatto non è possibile individuare l’assoluto vero della realtà storica, cioè quello teo-spiritualista, senza un’adeguata metafisica che per Demaria non può che essere la metafisica realistico integrale, ogni altra metafisica dinamica invece conduce all’assoluto ateo-materialista anche se a professarla è un credente, e quand’anche una metafisica dinamica non realista volesse escludere l’approdo ateo-materialista si fermerebbe a metà strada o peggio trascinerebbe alla meta che credeva di rinnegare [14] . Dai frutti conoscerete l’albero è l’insegnamento che porta a questa certezza. Ma per quale ragione è proprio quello teo-spiritualista l’assoluto vero della realtà storica? Qui il discorso giunge al suo compimento e trova la sua trattazione piena nel secondo dei tre volumi della trilogia. La constatazione è che la Realtà Storica è un ente vivo la cui forma non può che essere viva, una forma materiale inerte infatti non potrebbe che essere morta e restare morta. Forma viva e anche libera. Le uniche forme con queste caratteristiche sono la forma umana e quella divina, ma la forma umana non può che animare enti dinamici fenomenici e contingenti e non può in alcun modo rendere conto né di sè stessa, né di tutta la realtà creata. L’immediata e spontanea percezione metafisica dell’essere creaturale , a partire dal proprio io, è invece l'esperienza prima che mostra ad ognuno la propria insufficienza ad esistere da sè e rimanda quindi in modo razionale alla necessità dell'esistenza di Dio Creatore [15] ; senza questo fondamento trascendente tutto l’impianto metafisico realistico integrale fin qui presentato, resterebbe privo del necessario Garante [16] . L’unica forma viva perciò capace di dominare tutta la realtà passata, presente e futura sia naturale che storica non può che essere una forma divina; forma divina che per poter dominare la storia rispettandone la libertà deve poter agire anche dal di dentro e perciò essere ad un tempo non solo trascendente ma anche immanente, da cui l’approdo metafisico all’assoluto teo-spiritualista [17] . Ciò comporta in prima battuta per la forma sociale vera i tre presupposti negativi della non subordinazione dello spirito alla materia, della non separazione dello spirito dalla materia e della non separazione della natura dalla soprannatura [18] e in seconda battuta i suoi presupposti positivi e cioè la sua universalità, necessità, assolutezza e attualità [19] . Ho delineato in estrema sintesi il percorso filosofico demariano cui appartengono conseguenze pratiche impressionanti, la più importante delle quali è questa: senza adeguato strumento metafisico è impossibile mobilitare nella storia l’ideoprassi vera, non è cioè possibile la costruzione di una convivenza umana veramente funzionale. La metafisica assume così il suo valore concreto postulato nell’ultimo dei quesiti che ho posto all’inizio di questo lavoro. La prima, concreta e vitale esigenza è per questo motivo la formazione permanente di metafisici realistico integrali capaci di indirizzare la costruzione della società e per ciò è necessario e non più rimandabile una cattedra universitaria specifica di metafisica realistico integrale e a cascata di ideoprassiologia. Per questa via anche politica ed economia troverebbero il loro metodo e gli operatori economici, a partire dagli imprenditori, guide sempre più adeguate. La piramide dei bisogni materiali, relazionali e spirituali soprannaturali individuata anche dai più acuti economisti [20] , riceverebbe una solida pezza d’appoggio metafisica con il giusto indirizzo per evitare perniciose deviazioni verso false sirene progressiste o di contro verso ristagni statici economicamente insostenibili e impotenti a resistere al costruirsi dinamico della storia. La cultura della vita (statica e dinamica), della famiglia stabile, degli autentici valori umani, del rapporto oggettivo con le altre religioni, della libertà a servizio del bene, della persona come cellula viva attiva del corpo sociale, dell’autentica convivenza umana pacifica a livello universale avrebbero non solo diritto di esistenza sul piano culturale ma anche un concreto efficace rilancio. [1] T. Demaria, 2° Vol.,Metafisica della Realtà Storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 188. [2] T. Demaria, Metafisica e Metodo, da raccolta articoli rivista Nuove Prospettive. [3] S. Fontana, La sapienza dei medievali, Fede&Cultura, Verona 2018, p. 134 [4] T. Demaria, La Società Alternativa, Ed. Il Segno, Verona 1982, p. 15 [5] T. Demaria, La società Alternativa, ed. Il Segno, Verona 1982, p.19 [6] T. Demaria, Cristianesimo e realtà sociale, Ed. Villa Sorriso di Maria, Varese, 1959, p.47: “cosa è l’idelogia: è la visione dinamica, sintetica e concreta della vita e del mondo che si traduce nella teoria della pratica e nella pratica della teoria!” [7] G. Reale, Guida alla lettura della metafisica di Aristotele, Laterza Bari, 2004, p. 33 [8] T. Demaria, 1° Vol. Ontologia realistico-dinamica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 165 [9] T. Demaria, 5° Vol. Sintesi Sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 12 [10] T. Demaria, 5° Vol, Sintesi Sociale Cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 407. [11] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 232 [12] T. Demaria, Sinossi 1984, dispensa convegno Roma, 1984, p.10 [13] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 234 [14] Ivi, p. 235 [15] T. Demaria, 2° Vol, Metafisica della realtà storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 200- G. Zamboni, La persona umana, Vita e Pensiero, Milano 1983, p. 485 e 487. [16] T: Demaria, La società alternative, ed. Il Segno, Verona,1982, p. 18 [17] Ivi, p. 226 [18] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 272 [19] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 278 [20] Si veda relazione del prof. Zamagni in https://www.nuovacostruttivita.it/quali-scienze-sociali-per-il-cambiamento-depoca in occasione del convegno online di Nuova Costruttività, il 20 ottobre 2022: Quali scienze sociali per il cambiamento d’epoca.
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