Nonostante il benessere materiale raggiunto da larghi strati della popolazione mondiale è diffusa la percezione che questo tipo di sviluppo non sia in grado non solo di prosperare ma nemmeno di sopravvivere nel tempo; tuttavia vuoi per l'impegno che richiede il mantenimento dello status raggiunto, vuoi per il timore di perdere ciò che si è conquistato con tanta fatica, il desiderio di un cambiamento riconosciuto magari anche come necessario viene narcotizzato o almeno allontanato.
Quand'anche la coscienza fosse più sensibile e più incline al rinnovamento resta il fatto che non è chiaro cosa si debba fare e tanto meno come si debba realizzare: le varie forme di "PENSIERO UNICO" con i relativi grandi resets si scontrano, si accavallano e si camuffano in un caos culturale difficilmente comprensibile.
I problemi economici, politici e sociali appaiono così complessi e intrecciati che la volontà diventa incapace di spiccare il volo verso la ricerca di un nuovo Tipo di sviluppo e si impegna al più in battaglie di trincea o su tematiche circoscritte, nella speranza che le cose in qualche modo tornino a funzionare, ammesso che siano mai veramente funzionate.
Manca in sostanza una visione di grande respiro , cioè universale, capace di rinnovare la speranza dell'umanità verso uno scopo comune e un senso più profondo dell'esistenza, che non sia solo materiale e immanente ma anche spirituale e trascendente. Certamente un contributo forte in questa direzione è quello di Papa Francesco che prosegue e intensifica gli stimoli puntuali e incisivi di Benedetto XVI e San Giovanni Paolo II, che pur nella complessità dei fatti odierni ci invitano con forza a cercare la via di un nuovo inizio.
Occorre anche considerare che il benessere materiale non ha raggiunto tutti nella stessa maniera e benché la povertà negli ultimi duecento anni sia diminuita, anche di molto in termini percentuali, è altresì vero che essa è aumentata in valore assoluto: di fatto non ci sono mai stati così tanti poveri come oggi e questo nonostante la loro percentuale appunto rispetto alla popolazione mondiale sia molto inferiore rispetto al passato.
La povertà, va pure rilevato, non è più ormai inquadrabile solo nel vecchio schema nord/sud del mondo. Vi è ormai benessere anche nel sud del mondo e povertà anche nel nord. Il sistema industriale di tipo capitalista tende a pompare denaro da una parte all'altra del pianeta arricchendo e impoverendo ora l'uno ora l'altro dei popoli di cui il sistema stesso si serve.
Se da una parte ci sono moltissimi poveri ed esclusi, di contro non ci sono mai stati nemmeno così tanti ricchi come oggi; addirittura alcuni talmente ricchi che attraverso multinazionali e organizzazioni detengono di fatto un ragguardevole monopolio economico e di conseguenza anche politico in grado di condizionare l'esistenza dell'intera umanità.
Uno squilibrio economico così forte non si era mai registrato nella storia ed esso ormai pare contribuire in modo rilevante alle cicliche crisi che appaiono l'esito non di fenomeni contingenti e accidentali ma di una costruzione mal strutturata fin da principio.
Non è poi inutile notare anche che per raggiungere e mantenere il benessere materiale oltre il livello del necessario occorre uno sforzo notevole e questo avviene spesso a scapito di altre aspetti della vita forse più importanti.
La conseguenza nel mondo occidentale è una diffusa mancanza di senso della vita che toglie speranza e sapore all'esistenza umana, perché di fatto impostata sulla separazione e la subordinazione dello spirito alla materia o peggio sul rifiuto diretto o indiretto della soprannatura stessa. Il recupero metafisico e perciò razionale di Dio come garante non solo della realtà naturale ma anche dell'essere storico e della sua verità sarebbe una prospettiva interessante da esaminare.
Forse ciò aiuterebbe a contenere all'opposto anche le derive violente di sistemi teocratici ancora attivi in varie parti del mondo e a distinguere il valore oggettivo delle differenti religioni che sarebbero costrette a confrontarsi con temi come il valore della vita, l'importanza della libertà, il rifiuto della violenza, la pari dignità di tutti gli esseri umani, il costruirsi come parte di un'unica comunità universale.
L'assenza di una prospettiva che potremmo in sintesi chiamare vitale e vitalmente operante ha portato in molti paesi alla progressiva marginalizzazione della famiglia naturale come prospettiva attraente e bella, al proliferare del divorzio facile, al rifiuto della vita fin dal suo concepimento con la pratica diffusa dell'aborto e al triste epilogo verso il fine vita (che scaturisce da una vita senza un Fine) con forme di eutanasia impensabili fino a qualche anno fa.
Si aggiungono al quadro anche tutte le problematiche legate al consumo di droghe, alcol, gioco d'azzardo, pornografia, corruzione del sesso che trovano talvolta accoglienza anche in fase legislativa.
L'esito di questo disagio umano degrada inoltre verso due approdi solo apparentemente opposti: lo sfruttamento selvaggio della natura volto all'immediato utile economico oppure per paradosso la divinizzazione della natura stessa, accomunati entrambi dalla comune matrice culturale che nega la creazione.
L'umanesimo secolarizzato che rifiuta nella pratica ogni aggancio a un Assoluto trascendente è l'humus culturale in cui tutte queste criticità si generano e si sviluppano dando luogo a forme di società di tipo ateo-materialistico che riguardano gli schieramenti politici tanto di destra quanto di sinistra e anche quelli che non si riconoscono in questi ma ne condividono i presupposti culturali.
Che il singolo individuo professi una fede o un approccio etico fondato su valori non-negoziabili, resta senz'altro importante ma è ormai insufficiente perché la cultura secolarizzata ha innervato così profondamente le strutture stesse della società che le prassi prodotte alimentano incessantemente l'ateismo pratico.
La persona è travolta da un meccanismo anonimo che ha la propria regia in una realtà sovrapersonale che funge da assoluto e che finisce per dominarla in larga misura, seppure mai totalmente, al di là di tutte le buone intenzioni individuali.
E' una realtà evidente che unicamente le società ateo-materialistiche sono quelle che nella storia sono state in grado di fornire all'umanità gli strumenti necessari al proprio annientamento soprattutto attraverso la guerra nucleare. Nessuna società del passato, nonostante inaudite violenze, era mai stata capace di tanto.
Guardando dunque oltre l'apparenza del breve periodo, in cui lo riconosciamo si manifestano anche molti aspetti positivi, si comprende come l'attuale tipo di sviluppo, che si declina poi in molti modelli tra loro coerenti, contenga in sé i germi della propria strutturale debolezza e potenziale autodistruzione
Nuova Costruttività è l’associazione laica che da oltre cinquantanni sostiene la necessità della costruzione del Tipo di Società ORGANICO-DINAMICA.
Ciò significa che Nuova Costruttività desidera scoprire e promuovere sempre meglio il vero bene della società, costruendolo nel presente per raccogliere buoni frutti nel futuro.
Questo tipo di sviluppo in termini tecnici è detto anche DIN/ONT/ORGANICO.
Si tratta di un termine nuovo e certo un po’ impegnativo, lo sappiamo, ma è stato coniato proprio per esprimere e ricordare in breve la natura profonda della realtà storica in cui viviamo. Esso è composto di tre parole: dinamico, ontologico, organico, vediamo cosa significa.
La Realtà Storica è dinamica nel senso che è in perenne costruzione attraverso il libero agire degli uomini, ma questo agire non può fermarsi, se per qualche ragione si blocca salta tutto il sistema che in definitiva muore; il dinamismo è la chiave della vita.
Come ogni costruzione anche questa deve seguire una razionalità anzi meglio una sapienza e tale sapienza non va inventata ma scoperta all'interno della realtà storica stessa e poi mobilitata progressivamente nella concretezza della realtà. In questa mobilitazione si condensa la chiave della costruttività e l'impresa industriale organico/dinamica ne è la sua principale catena di trasmissione.
In cosa consiste questa sapienza? In una profonda esigenza di unità, verità, bontà e bellezza. In sintesi la realtà storica come tale porta in sé l'esigenza della vita ordinata alla pienezza, non quindi una vita ridotta a vuoto divenire ma una vita che vuole costruirsi progressivamente come essere per vivere, capace di prosperare nel tempo e con il susseguirsi delle generazioni umane. Parte e tutto in una reciproca, vitale e amorevole collaborazione . Per questa ragione è indispensabile il rispetto e la valorizzazione di ogni vita umana, l'armonia con la natura e soprattutto il recupero di Dio creatore come garante della sintesi e della vita stessa nei suoi aspetti statici e dinamici. Questa è la dimensione ontologica.
Infine l'organicità. L'organicità esprime il tipo di vita che anima questa costruzione che si svolge nello spazio e nel tempo; non quindi una vita spirituale avulsa dalla materia ma una vita concreta impastata di materia. Tale costruzione vitale può realizzarsi a condizione che essa sia, oltre che dinamica e ontologica, anche appunto organica cioè a condizione che le sue componenti (persone e strutture) siano in reciproco servizio funzionale alla vita. Potenzialmente è una costruzione sapienziale a vantaggio di tutti gli uomini presenti e futuri e in armonia con il creato.
L'esito di questo processo è l'organismo-dinamico a valore ontologico (dinontorganismo) cioè una realtà complessa animata da un proprio principio vitale e perciò capace di vivere e agire autocostruendosi attivisticamente nello spazio e nel tempo.
Fondamentale è sia il ruolo delle sapienza unificante potenzialmente universale appena accennata (metafisicamente si intende con ciò la forma vera), sia quello della rivoluzione industriale come propellente scatenante il dinamismo (materia prossima) ma insufficiente da solo a darsi una vita ordinata.
Senza questi due presupposti è concretamente impossibile l’unione della famiglia umana. Infatti senza di essi l'appartenenza all'umanità come unico genere, la fratellanza naturale legata alla comune trasmissione della vita, altre forme di valori civili calati dall'alto, non trovano una giustificazione capace di garantire teoreticamente prima e storicamente poi la costruzione di una autentica unità organica tra gli uomini di tutti i tempi.
Se la rivoluzione industriale ha prodotto insieme a benefici anche dei danni è perché la sapienza metafisica che la anima da tre secoli è stata in prevalenza individualista o collettivista perciò non conforme alla sua vera natura organico/dinamica.
E il motivo è che benché sia riconoscibile nella realtà storica un potenziale ordine oggettivo in virtù del quale essa è chiamata a realizzarsi, è altresì vero che la libertà umana più o meno cosciente può innervare nella storia un'anima non confacente alla sua vera natura, con esiti fatalmente letali. La realtà storica esige come condizione per la propria vita, precisamente la libera scelta dell'umanità: la vita buona si propone ma non si impone.
La realtà storica perciò non si può realizzare in automatico secondo la sua propria essenza, questa altrimenti la renderebbe una sorta di realtà sostanziale in cui sarebbe impossibile la libertà. La sua non è un'essenza già determinata ma è un'essenza da costruire e perciò richiede lo sforzo dell'uomo in primo luogo nel riconoscerla, in secondo luogo nel volerla, in terzo luogo nel realizzarla concretamente e infine nel propagarla.
Il TIPO DI SVILUPPO DINONTORGANICO
si propone come alternativa al capitalismo e al marxismo che hanno dominato la prassi industriale degli ultimi tre secoli.
In tutto questo processo la persona è fondamentale: essa è una cellula viva e libera che può scegliere quale sapienza servire. Come il mattone di una casa è necessario ma non sufficiente per costruire la casa, perché nel mattone non è contenuto tutto il progetto, allo stesso modo la persona è certo il fondamento libero e cosciente della società ma non ne contiene tutto il progetto.
Il “progetto” cioè la sapienza unificante , capace di attrarre tutte le cose e di dar loro un senso, deve essere perciò scoperta.
Lo strumento che ha consentito questa scoperta è la metafisica realistico-integrale.
Ecco il punto che differenzia alla radice la nostra ricerca da tutte le altre prospettive presenti nella cultura filosofica soggettivista, esistenzialista e modernista sempre più radicate e presenti in tutta la ricerca sociologica ed economica che da essa derivano.
Dunque perché la metafisica?
Non basta la politica? Non basta un buona economia? Non basta il buon senso? No, non bastano.
E' necessaria una visione più profonda, più adeguata all'essere.
Ogni società ha al suo fondo una impostazione antropologica, una visione dell’uomo e del suo vivere benché questa non sia sempre cosciente o perlomeno non sempre esplicita. Anche la nostra civiltà occidentale ha una matrice culturale di questo tipo ed è una matrice fondamentalmente anti-metafisica che nega in radice la possibilità di conoscere qualcosa di vero. E' una matrice che non riconosce nemmeno l'oggettività della natura, che non riconosce nemmeno l'io come portatore di un'essenza determinata: tutto si consuma nell'alveo di un divenire immanente ed il risultato non può che essere una società ateo-materialista destinata a consumarsi nel nichilismo con un processo di avvelenamento omeopatico.
Un analogo discorso andrebbe fatto per le vecchie società comuniste del passato e per quelle rimaste oggi. Prescindiamo in questa sede dall'approfondimento di questo tema, il comunismo politico militante pare ormai cosa d'altri tempi. Non lo è invece la cultura militante che lo ha generato e animato e che ha invece finito per travasare la sua dialettica degli opposti all'interno delle stesse civiltà occidentali adombrandosi in nuove e camaleontiche forme. Capitalismo e marxismo non sono in fondo così diverse quanto all'esito nichilista.
Non è questa invece la strada del nostro movimento. La metafisica realistico-integrale è invece per noi lo strumento universale che consente di scoprire non solo la realtà di una verità oggettiva nella natura ma anche l'energia nascosta nella realtà storica e di mobilitarla, secondo la sua vera essenza, tramite la sua tipica dialettica di sintesi: la materia muta, la forma si realizza; ed è proprio in questa dialettica che consiste la costruttività, cioè nel "trasferimento" progressivo della forma nella materia attraverso l'attivismo; forma che deve essere prima conosciuta, poi amata e quindi servita, realizzandola appunto nella materia (nei processi storici la materia è data dalle azioni umane coordinate e continuate)
Tale dialettica si offre così a tutti gli uomini di buona volontà ( o meglio di volontà buona cioè di verità voluta) desiderosi di costruire la Civiltà dell' Amore.
L’Ass. Nuova Costruttività è nata nel 1999 come strumento organizzato a servizio del Movimento M.I.D., dal quale appunto l’associazione deriva. Il Movimento MID, fondato da Demaria nel 1970, ha ispirato i contenuti e le finalità di Nuova Costruttività, ma a differenza di questa non opera come struttura organizzata bensì come semplice corrente di vita, desiderosa di lanciare nella storia semi di bene lasciando ad altri il compito di raccoglierne i frutti.
Nuova Costruttività è l'erede ufficiale del patrimonio di studio e ricerca di don tommaso Demaria.
Poiché ciò che è vero è anche cristiano l’associazione, pur nella propria autonomia organizzativa e culturale, desidera restare nel solco tracciato dal Magistero della Chiesa e della sua Tradizione.
L’attività dell’associazione consiste in percorsi di formazione – corsi e convegni a favore di organizzazioni e aziende – e in progetti di ricerca. Per quanto possibile essa cerca di animare le strutture della società affinché accolgano nei loro protocolli il modo di vivere e agire organico-dinamico.
Luca Cipriani per Nuova Costruttività
Nuova Costruttività onlus
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